Arte Francese e il Cibo
Il cibo è da sempre uno dei soggetti maggiormente prediletti nel mondo dell’arte.
Stesso discorso può essere applicato alle scene conviviali, allo stare a tavola, alle tavole imbandite, ai sontuosi banchetti e alle nature morte che da sempre vengono rappresentate dai pittori di tutto il mondo e, soprattutto, da quelli francesi.
I pittori come Renoir, Monet, Manet, Matisse rappresentavano spesso il cibo nella veste di natura morta – il termine francese “nature morte”, infatti, indicava la raffigurazione di qualcosa di silenzioso e immobile.
I prodotti della terra e della gastronomia acquistavano così un significato profondo: erano la rappresentazione di uno spaccato di vita quotidiana che veniva così fermato in quel preciso istante; una sorta di fotografia che fissava indelebilmente il momento della convivialità.
Il cibo ha sempre offerto spunti artistici: ricchezza nelle forme e varietà dei colori, ma non solo: con il tempo ha acquisito poi significati metaforici e simboli allegorici.
Rappresentare scene di banchetti era simbolo di grandiosità, di ricchezza da parte del mecenate protagonista del dipinto; attraverso la pittura si ostentava il proprio benessere anche in base alla varietà dei cibi e delle ricette presenti sulla tavola.
Nei quadri venivano rappresentate scene di convivialità, dove erano rappresentati uomini e donne nell’atto della preparazione dei pasti e della tavola che avrebbe poi ospitato il banchetto.
Anche le stesse rappresentazioni di scene evangeliche avevano dei chiari richiami al cibo e alla convivialità: la cura dei particolari, dei significati simbolici e di quelli allegorici sono volti all’ostentazione del cibo, alla sua regalità e allo sfarzo.
Le tavole imbandite mostrano non solo il successo economico ma anche il momento d’aggregazione: il cibo come elemento legante, di familiarità, di unione e coesione, di scambio e di condivisione.
Il cibo nell’arte si erge a paladino per restituire la dignità alle classi sociali meno colte come i contadini o i ceti meno abbienti; dimostrando come davanti al cibo sia possibile parificare tutto e avere un unico momento di convivialità sociale. È proprio questo il concetto alla base del dipinto di Matisse del 1897, “La tavola imbandita” in cui la collaboratrice domestica termina di preparare la tavola per il pasto. Il cibo assume dunque la veste di socializzatore e di parificatore sociale.
Il cibo è un piacere non solo da consumare, ma anche da vedere. Per questo diventa protagonista dei dipinti: i quadri sono pieni di particolari che staccano le pietanze dalla tela, i cibi sono talmente lucenti da sembrare tridimensionale, così realistici che se ne può immaginare l’aroma; ogni particolare è rivolto ad ammaliare e a conquistare l’osservatore.
Uno dei soggetti prediletti dai pittori francesi è il pane, che diventa un simbolo: di fronte al pane ci si unisce tutti, spariscono i divari sociali e non esistono più categorie.
Ma ritroviamo anche rappresentazioni di momenti della vita quotidiana legati al cibo, come mercati o cucine, posti in cui i protagonisti sono ceste rigogliose di frutta e verdura dai colori vivi e pieni, casse di pesce fresco, carne rossa e succosa, salumi e formaggi: simboli del buon cibo e dell’arte del mangiare.
Vini e liquori riempiono le tavole imbandite, il cibo diventa il simbolo dell’arte e della voglia di vivere, dell’unione e dell’uguaglianza davanti a questo bisogno primario dell’uomo.
Con il passare del tempo si passa dalla rappresentazione storica alla visione del cibo come vera e propria forma d’arte, una corrente che rivede la rappresentazione classica della natura morta non più come statica e ferma nei suoi colori, ma in chiave moderna, alterandone la visione ma non la percezione della convivialità.